Storia dei Catores
e famosi alpinisti della Val Gardena
I Catores e la tradizione del soccorso
II soccorso in montagna nacque con l'avvento dell'alpinismo, la cui storia nelle Dolomiti iniziò negli ultimi decenni del 1800.
Il primo intervento di soccorso in Val Gardena, di cui si ha una attendibile documentazione, risale al 1898, nel gruppo del Sassolungo.
Nei primi decenni del 1900, in particolare dopo la prima guerra mondiale, gli incidenti divennero sempre più numerosi.
In quel periodo erano ancora le guide alpine a impegnarsi in prima persona per portare aiuto.
Negli anni Cinquanta l'alpinismo dolomitico decollò decisamente e, da attività di élite, divenne un fenomeno di massa.
Nel 1954 venne fondata la squadra di Soccorso alpino della Val Gardena.
Un particolare determinante in Val Gardena fu il costituirsi, contemporaneamente alla squadra di soccorso, del gruppo alpinistico dei Catores.
Parecchi aderenti a questa associazione diventarono alpinisti ad alto livello, compiendo numerose imprese di estrema difficoltà
nelle Dolomiti, nelle Alpi Occidentali, nelle montagne dell'Himalaya e del Sudamerica.
Fu naturale che i i maglioni grigi dei Catores, prendessero in mano l'organizzazione e la direzione dei soccorsi.
II loro contributo fu decisivo per la squadra di Soccorso alpino della Val Gardena che, insieme con quella della Val di Fassa, divenne una delle più note e conosciute di tutta la zona dolomitica.
Cator è il nome ladino della coturnice, caratteristico tetraonide che vive tra ghiaioni e creste ai margini superiori dei pascoli.
Mentre i nomi dei più famosi gruppi alpinistici fanno riferimento ad animali che per le loro caratteristiche sono abili arrampicatori (Ragni di Lecco, Scoiattoli di Cortina, 4 Gati di Arsiero,…),
non è del tutto immediato il parallelo con la coturnice se non facendo riferimento alla sua “appartenenza” all’ambiente alla base delle pareti,
tra i mughi dove ci si lega in cordata ma anche (a me piace pensare così) alla sua rapidità di movimento,
a quel caratteristico volo avvitato quando si butta letteralmente “di sotto”; un po’ come si comporta il soccorritore alpino che, chiamato ad intervenire, raccoglie lo zaino e si “butta” senza tanti “se” o tanti “ma”.
Perché, a differenza delle altre associazioni, i Catores nascono nel ’54 con la chiara impronta di gruppo di soccorso alpino,
che negli anni successivi assumerà dimensioni inaspettate fino ai giorni nostri dove la professionalità e la competenza ne fanno il riferimento per tutta la Val Gardena e le valli limitrofe.
Johann Baptist "Batista" Vinatzer
Negli Anni Trenta e Quaranta il famoso alpinista Giovanni Battista Vinatzer di Ortisei entro nella storia dell alpinismo attraverso le sue difficili ascensioni.
Riusci a conquistare pareti che fino ad allora erano considerate “impossibili” e lo fece in arrampicata libera.
La sua padronanza del 6. grado lo rese un vero “eroe della montagna.
Nel 1954 fu uno dei fondatori del gruppo “Catores”.
La scalata della parete nord del Sass dla Luesa fu soltanto una delle sue innumerevoli grandi imprese.
Le sue vie:
Sass dla Luesa – Parete Nord (via Vinatzer)
Una delle vie di 6. grado piu belle in assoluto – sul versante nord del Gruppo del Sella.
Una linea ideale su roccia compatta – e il sogno si avvera …
Ferdinand Glück (1901-1987)
Ferdinand Glück, guida alpina gardenese, era, negli Anni Trenta, considerato il „Re delle Torri del Sella“.
Su queste Torri e anche su altre cime delle Dolomiti riuscì a fare oltre 20 prime ascensioni.
Alcune di queste sono diventate delle vie classiche di alto gradimento.
La sua impresa più eccellente fu probabilmente la salita della liscia Parete Sud del Piz Ciavazes nel lontano 1928.
Ferdinand non era soltanto noto per la sua passionale attività alpinistica, ma anche per i suoi ottimi risultati nei campionati di sci, sci di fondo e salto con gli sci.
Le sue vie:
II. Torre del Sella - via "Glück":
Passaggi di 5. grado sulla compatta Dolomia del Sella. Arrampicata di massimo godimento a pochi passi dal Passo Sella.
Vinzenz Malsiner (1940-1998)
Di estrazione contadina, incomincia ad arrampicare a 17 anni.
Diventa guida alpina, poi membro della commissione tecnica nazionale delle guide alpine.
È stato membro dei Catores ed uno dei più forti scalatori dei suoi anni.
Delle numerose vie estreme portate a termine, una dozzina furono prime assolute, tra le quali la Direttissima sul Dente del Sasso Lungo,
la parete sudovest del Meisules dla Biesces e la parete nord della 4. Torre del Sella.
Le sue vie:
Sass Pordoi – Parete nordovest (via Fedele)
800 metri di parete di 4 grado superiore. La meta che anche tu puoi raggiungere.
4. Torre del Sella – Parete nord (via Malsiner)
Una delle vie di 6. grado più belle, diventata ormai una classica. Una linea ideale su roccia compatta.
Soccorso alpino |
Aiut Alpin Dolomites (= significato ladino per „ aiuto in ambiente alpino delle dolomiti”) |
„Legrima“
La lacrima che sgocciola dal Sassolungo
Impresa straordinaria delle due Guide Alpine Catores
Adam Holzknecht e Hubert Moroder
Gennaio 2013
La nord del Sassolungo con i suoi 1000 metri di altezza è una delle pareti più alte delle Dolomiti e meta di alpinisti che ancora cercano la vera avventura in montagna.
Oltre alla classica via Pichl, ci sono diverse vie con difficoltà più elevate e tutte queste vie hanno in comune il loro severo carattere alpinistico.
Chi ha salito la parete nord del Sassolungo per la via Pichl ha sicuramente notato che dopo ca. 250, al primo grosso traverso,
la via incrocia una leggera colata d’acqua che dalla cima del Sassolungo gocciola a volte più, a volte meno. I ladini chiamano questo posto “sal’ ega”.
Negli ultimi anni, da quando sì è intensivata l’attività su cascate e soprattutto con l’avvento del dry tooling, diversi alpinisti di fama hanno
osservato e studiato questo fantastico colatoio ma le precipitazioni autunnali non abbondavano per farne una vera cascata ghiacciata.
Grazie alle piogge abbondanti dell’autunno scorso, il filo di ghiaccio che cola dalla parete era finalmente più continuo del solito, anche se a causa della verticalità della parete non legava da cima a fondo.
Per i due alpinisti valeva la pena tentare. Adam Holzknecht e Hubert Moroder, già noti per le loro imprese invernali sulle più difficili pareti dolomitiche e non solo
(molti ricorderanno la loro salita record del Fitz Roy e Cerro Torre in soli quattro giorni), lunedì 7 gennaio di buon’ ora si sono incamminati per la base della parete.
L’avvicinamento si presentava già faticoso perché si profondava continuamente nella neve che su questo lato nord si trova in abbondanza.
I primi 250 metri della parete venivano percorsi per la via Pichl, e se questo tratto di parete non presenta difficoltà particolari in condizioni estive,
non superando il 4° grado, è facile immaginare le difficoltà incontrate dai due alpinisti su una parete completamente innevata.
Verso le ore 11.00 dopo tre ore e mezzo di fatiche veniva raggiunta la base del colatoio da dove cominciava la vera avventura estrema.
350 m di ghiaccio precario e completamente verticale si presentava ai due Catores.
Solo l’abilità di Adam, alpinista di straordinarie capacità tecniche e unico nel suo stile di arrampicata, permetteva di affrontare diversi punti della salita che a prima vista sembravano impossibili.
B
isogna sottolineare che, fedeli alla loro etica alpinistica, Adam e Hubert avevano portato con sé solo 10 chiodi da roccia e 10 viti da ghiaccio e una serie di friends.
Verso le cinque del pomeriggio i nostri alpinisti avevano superato circa la metà del colatoio e si trattava di trovare un posto leggermente inclinato per passare la notte.
Scavando una nicchia su una piccola cengia a lato del colatoio e a cinque metri di distanza l’uno dall’altro i due si sono infilati, appesi alla sosta, nei loro sacchi a pelo per passare la notte.
Sopra le loro teste solo parete verticale, sotto i loro sederi solo parete verticale e una vista da mozzafiato sulle luci che illuminano la Val Gardena e non lontano, il rifugio Comici dove la sera servono piatti abbondanti di pesce.
Ovviamente non poteva mancare chi allertava la centrale 118 per aver visto delle luci in mezzo alla parete nord del Sassolungo, situazione subito rientrata visto che i soccorritori Catores erano al corrente della pazzia del loro presidente e del suo vice.
La notte non particolarmente fredda non sarebbe stata così male se non fosse stato per il fortissimo vento da nord che si era alzato verso le nove di sera e che ha perseverato per tutta la notte.
Per risparmiare peso i due alpinisti avevano portato un solo sacco bivacco, ma non avendo trovato spazio per bivaccare uno vicino all'altro,
Adam ha dovuto passare la notte avvolto dal solo sacco a pelo che a causa del forte vento filtrava neve da tutte le parti.
E’ possibile immaginarsi come è stata dura prepararsi al mattino e ripartire infreddoliti per una salita piena di incognite.
I primi tre tiri si sono presentati estremamente duri e lo strato di ghiaccio molto sottile faceva entrare le viti solo a metà rendendo così la salita ancora più ardua.
A rendere il tutto più difficile era il vento continuo che spazzava incessantemente neve dall’alto e investiva gli arrampicatori.
Fortunatamente qualche clessidra e il posizionamento di friends a lato del colatoio offriva sicure aggiuntive e consentiva di continuare la salita con un po’ di tranquillità in più.
Adam che per morale e classe in campo alpinistico non è secondo a nessuno, ha battuto solamente tre chiodi intermedi ed altri tre per attrezzare le soste.
Finalmente verso le 13.00 i due riuscivano a uscire dalla parte più ripida del colatoio e ora rimaneva “solo” la restante parte di parete innevata di ca. 400 metri per raggiungere la vetta.
Il vento forte dell’ultimo periodo aveva compattato bene la neve e rendeva la progressione non faticosa ma risultava difficile assicurare la cordata tra di loro.
Verso le ore 16.00, esausti, felicissimi e con un tremendo male alle braccia per essere stati appesi per due giorni alle piccozze, i due alpinisti raggiungevano la vetta del Sassolungo.
Un paesaggio da mozzafiato si presentava ai loro occhi ma per loro era importante raggiungere l’anello per calarsi al bivacco per il meritato riposo.
Nessun albergo a 5 stelle è più lussuoso del bivacco al Sassolungo per chi ha passato una notte appeso in parete.
La mattina i due preparano i loro materiali per poi scendono per la via normale.
Chi ha salito il Sassolungo per la via normale d’inverno,ne conosce le difficoltà, Adam e Hubert abituati a ben altre difficoltà, in meno di due ore sono alla base della parete,
quindi raggiungono a piedi i Piani di Confin dove per caso passa l’autobus che li porta al Monte Pana.
Le Guide Alpine Catores sono onorate di aver al loro interno due grandi alpinisti come Adam Holzknecht e Hubert Moroder che con la loro impresa hanno nuovamente scritto un po’ di storia dell’alpinismo dolomitico.
Testo: Flavio Moroder
Foto della salita su facebook
Fitz Roy & Cerro Torre
Patagonia - Novembre 2010 - Adam Holzknecht e Hubert Moroder in soli quattro giorni riescono a scalare il Fitz Roy e il Cerro Torre
Ciao,
ti scriviamo dalla Patagonia più precisamente da El Chalten,
punto di partenza per le famose cime.
Siamo arrivati lunedì 8 novembre alla sera col bel tempo e martedì siamo partiti per salire il Fitz Roy per la via "Supercanaleta".
Dopo sette ore di marcia passando per il rifugio "Piedra del Fraile" ed il "Paso del Quadrado" siamo arrivati alla base della parete ovest.
Qui abbiamo bivaccato sulla neve con altre due cordate, una svizzera e una argentina con Rolo Garibotti e la guida tedesca Dörthe.
Siamo partiti alle ore 3 del mattino, un’ ora dopo le altre due cordate e ad un terzo di parete, prima che iniziano i tiri duri li abbiamo raggiunti.
Vedendo che eravamo più veloci, ci hanno fatto passare e così abbiamo tracciato la parete mista di roccia e neve fino in cima, raggiungendo la vetta alle ore 16.00, dopo 13 ore di scalata.
La discesa l'abbiamo fatta lungo la via di salita. Con più di 35 doppie abbiamo raggiunto all'imbrunire (ore 22.00) la base del canale.
Dal sacco a pelo abbiamo seguito la discesa dei nostri compagni di avventura, che hanno raggiunto la base verso le due del mattino.
Il giorno successivo dopo altre sette ore di cammino e con gli zaini molto pesanti siamo ritornati al paese di El Chalten.
Ancora provati dalla stanchezza, abbiamo sentito che il meteo prometteva bel tempo anche per sabato e domenica.
In questo unico giorno di riposo abbiamo preparato gli zaini, con più calma e precisione della prima volta e cercando di risparmiare una parte del peso, per tentare la via Maestri al Cerro Torre.
Siamo partiti sabato 13 novembre alle nove di mattina e ci siamo incamminati verso il campo norvegese alla base della parete, camminando con un bel passo veloce per sette ore.
Anche questa volta il mitico alpinista di fama mondiale Rolo e il suo comapgno di cordata Dörthe avevano scelto di tentare la stessa via.
Al campo c'erano altri due Argentini, che quel giorno non sono partiti a causa del vento forte e le temperature molto basse.
Mettendoci d'accordo i due giovani sono partiti alle una e noi un'ora dopo usufruendo della loro traccia sulla neve.
Anche questa volta abbiamo raggiunto la cordata sulla spalla prima di attaccare la parete rocciosa.
Erano le 5 del mattino, quando abbiamo messo le scarpette da arrampicata per affrontare con il frontalino i primi tiri difficili.
Nella prima parte della via l'arrampicata si è resa molto piacevole e varia, la parte superiore invece è stata molto faticosa a causa dei tiri in arrampicata artificiale sui chiodi a pressione messi col compressore da Cesare Maestri.
L'ultimo tiro prima di uscire sul fungo di ghiaccio finale, dove lo stesso Maestri aveva tolto alcuni chiodi,ha chiesto tutta la esperienza di Adam per superarlo in parte in libera, non avendo appresso il cliff (gancio in acciaio).
Poco prima delle 5, dopo 15 ore di scalata abbiamo raggiunto l'affascinante cima del Cerro Torre, a distanza di soli quattro giorni dalla nostra salita al Fitz Roy.
Dopo una breve pausa abbiamo iniziato la lunga discesa, incontrando prima Garibotti e molto più in basso i due argentini.
Quest’ultimi hanno dovuto trascorrere la notte bivaccando sotto la cresta sommitale del Torre con un vento abbastanza forte.
Anche questa discesa l'abbiamo terminata senza l'uso del frontalino, raggiungendo alle 22.00 il ghiacciaio e verso le 23.00 i nostri confortevoli sacchi piuma.
Stanchi ma molto soddisfatti ci siamo avviati per la lunga via di ritorno, raggiungendo lunedì 15 novembre, esattamente dopo una settimana dal nostro arrivo, El Chalten.
Saluti da Adam e Hubert
Articolo MONTAGNA TV
Patagonia, serata Catores in Val Gardena. Per loro i complimenti di Maestri
13 dicembre 2010 - 10:18 | Autore: Sara Sottocornola
SELVA DI VAL GARDENA, Bolzano — Appassionati d’alpinismo, un appuntamento da non perdere vi attende nel cuore della Val Gardena. Il 15 dicembre, saranno proiettate per la prima volta le spettacolari immagini della doppietta patagonica siglata a fine novembre dai Catores Adam Holzknecht e Hubert Moroder, che hanno salito Cerro Torre e Fitz Roy nel giro di 5 giorni.
Holznecht e Moroder sono sbarcati in Patagonia lo scorso 8 novembre. Giovedì 10 hanno salito, in giornata, La Supercanaleta al Fitz Roy e domenica 13 novembre la via del Compressore di Cesare Maestri al Cerro Torre. Anche stavolta sono rientrati al campo base prima dell’imbrunire.
L’impresa, lodata da tutta la comunità alpinistica, è valsa ai due alpinisti anche le lodi del grande alpinista Cesare Maestri, primo salitore del Torre nel 1959, nonostante le note contestazioni, e apritore della via del Compressore.
I complimenti di Cesare Maestri ai Catores
“Abbracciandovi voglio esprimervi anche io la mia ammirazione – ha scritto Maestri ai due Catores in una lettera di suo pugno -.
Una volta di più avete dimostrato la vostra conosciuta bravura tecnica e la vostra determinazione che confermano e tengono alto il grandissimo e meritato nome dei Catores”.
5 vie estreme "Vinatzer"
in una sola giornata in una sola giornata
Grande impresa dei due "Scalatori delle Dolomiti" d'eccezione
" Il 30 luglio 2001 il gardenese Adam Holzknecht ed il brissinese Diego Zanesco ripeterono, per onorare Batista Vinatzer, in una sola giornata 5 prime vie di Vinatzer:
la parete sud della Marmolada alla Cima Punta Rocca, la parete nord della Furchëtta, la fessura parete nord dello Stevia,
la parete ovest della Terza torre del Sella ed infine la parete sudovest del Piz Ciavazes."
Stagione di fuoco per Manfred Stuffer
Concatenamento Alle Tofane e 7c+ free solo!!
“Ottovolante” 360 metri, 7a+ - free solo e a vista!!
Segnaliamo alcuni degli exploit su roccia piú importanti della stagione estiva 2005 del nostro atleta MAMMUT Manfred Stuffer.
Dopo due anni di pausa, il 20.6.2005, Manfred Stuffer, guida alpina del gruppo Catores – Val Gardena, sale a vista Via Attraverso il Pesce in Marmolada.
Un mese dopo la ripete ancora, questa volta con un fortunato cliente!
Il 2 luglio è la volta di un concatenamento in solitaria integrale, senza corda ed in arrampicata totalmente libera: alla Tofana di Rozes Manfred riesce a salire la Costantini – Apollonio (6c+), la Costantini – Ghedina ed il 1. Spigolo (Alverà) in sole 5.30 ore dal Rif. Dibona e ritorno. In tutto 2180 metri di arrampicata e tre volte la discesa!! Per la sola Costantini – Apollonio impiega 1.15 ore arrampicando tutto in libera, senza tirare i chiodi. A riguardo il racconto di Stuffer: “Nel primo tetto ci sono degli svasi ed anche gli appoggi per i piedi sono molto lisci. Ero indeciso se tirare due chiodi o se salire in libera; poi ho optato per la libera ma con un pochino di sicurezza; infatti, facendo il passaggio più liscio, ho infilato il gomito dentro ad un paio di vecchie fettucce lunghe che penzolavano da un chiodo... così se scivolavo (probabilmente) rimanevo attaccato... i due austriaci che ho superato poco prima del secondo tetto sono rimasti un po' perplessi...”.
Non abbastanza stanco il gardenese, dopo le tre solitarie, si reca nella falesia di Pian Schiavaneis e sale slegato “Ciapa e tira”, via da lui ben conosciuta, ma pur sempre un 7c+!!! di oltre 20 metri in libera e slegato. Sicuramente si tratta di uno dei concatenamenti in solitaria più importanti della storia alpinistica delle Dolomiti. 6c a 300 metri da terra e 7c+ in falesia nello stesso giorno!
Il 12 agosto, dopo aver fatto due vie al Ciavazes con un cliente, Stuffer trova ancora un po' di tempo per quella che forse sasà la sua realizzazione più spettacolare e di rilievo. Sulla Torre Brunico (Passo Gardena – Sella) sale la via Ottovolante (11 tiri dal 6a al 7a+; 360 metri) a vista in 1.20 ore. Il piccolo particolare interessante è che Manfred sale tutta la via in libera e da solo senza corda!!! E per di più a vista! Si è autoassicurato solo su un passaggio aleatorio (due metri) con una fettuccia lunga attaccata ad uno spit che poi ha recuperato “quando avevo raggiunto la presa buona”. Si tratta senza dubbio di un exploit di rilievo a livello internazionale. Vie di questo livello sono state salite in solitaria anche in precedenza, però sempre con un precedente lavoro di preparazione sulla via; Manfred è probabilmente uno dei primi a salire oltre 300 metri di parete di questa difficoltà a vista, dunque senza aver mai toccato la roccia in precedenza e quindi non conoscendone i punti più impervi.
Inoltre, il 5 settembre, al Piz Ciavazes, gli riesce la 4. e più veloce rotpunkt della Via Italia '61 (8a – ambiente e chiodi “alpinistici”. Il dispettino gli viene al 2. tentativo (dopo un solo tentativo a vista nel mese di giugno).
Nel mese di ottobre seguono parecchie ripetizioni di rilievo, tra le quali:
26 ottobre: “Via della Giraffa” al Sass Ciampac – 7c+, 8 tiri, 2. ripetizione e prima rotpunkt, solo chiodi normali
29 ottobre: “Via Luciano da Pozzo” alla Cima Scotoni – 7c+, 10 tiri, a vista, 2. ripetizione; una via piuttosto friabile e chiodatura mista a spit e prot. naturali